Senza categoria

Welfare aziendale, già 10 mila imprese adottano modalità di fruizione di beni e servizi a beneficio di oltre 2 milioni di lavoratori. I vantaggi fiscali e non.

Un’altra conseguenza delle crisi continue e delle trasformazioni che imprese e lavoratori devono affrontare è il diffondersi del welfare aziendale: grandi gruppi, imprese artigiane, aziende pubbliche continuano a pianificare e organizzare iniziative per aiutare i propri collaboratori a fronteggiare l’aumento del costo della vita o a conciliare il lavoro con la cura verso se stessi, o verso i familiari.

Secondo dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali aggiornati a dicembre 2022, secondo la Fondazione di Vittorio per CGIL, secondo l’Osservatorio sulla Contrattazione di Secondo Livello (OCSEL) della CISL e secondo le stime dell’Associazione Italiana Welfare Aziendale (AIWA):

  • su 13.608 accordi “premiali” attivi, 8.261 prevedono misure di welfare aziendale e i lavoratori beneficiari di prestazioni di welfare attraverso i contratti di secondo livello sono in totale 2.572.732;
  • il welfare aziendale è previsto in 10 Contratti collettivi nazionali tra quelli sottoscritti dalle sigle sindacali CGIL, CISL e UIL e interessano, in titole, 2.416.647 lavoratori impiegati in 159.360 aziende;
  • il welfare aziendale interessa circa 1 contratto aziendale e territoriale su 3, considerando, nell’ambito della contrattazione di secondo livello, gli accordi tra azienda, associazioni datoriali e sindacati che permettono di integrare alcuni aspetti normativi ed economici rispetto ai CCNL di appartenenza;
  • sarebbero circa 10.000 le imprese che adottano autonomamente modalità di fruizione di beni e servizi di welfare a beneficio di 2.200.000 lavoratori.

Un contributo rilevante allo sviluppo del welfare aziendale lo hanno dato i vantaggi fiscali introdotti sin dalla Legge di Stabilità del 2016 e ampliati con normative successive arrivando a consentire la deducibilità fino a 3 mila euro a dipendente dei cosiddetti “fringe benefit”, beneficio che, da febbraio 2023, è tornato a dimensionarsi a 600 euro a dipendente. Ma, aldilà dei vantaggi fiscali, sono misure che fanno crescere senso di appartenenza all’impresa, fanno aumentare la produttività, rendono le persone più attive rispetto al bisogno di formazione continua, riducono i costi sociali ed economici legati a un’insufficiente qualità della vita.
In generale, mentre la transizione digitale e verde trasforma i modi della produzione dei beni e dei servizi e modifica l’organizzazione del lavoro da tutti i punti di vista, la crescita del benessere organizzativo e di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro diventa essenziale per tutti.

Forte delle competenze interne e di quelle condivise con una rete di esperti diffusa in tutta Italia, della grande esperienza maturata nel progettare attività di qualificazione e di riqualificazione delle risorse umane, ADTM è attrezzata per sostenere ogni realtà di impresa nell’organizzare servizi di welfare aziendale, analizzando bisogni e esigenze di dipendenti e collaboratori.
In sostanza si tratta di guidare e accompagnare le aziende a comprare beni e servizi che poi saranno utilizzati da dipendenti e collaboratori, senza che questi ultimi debbano utilizzare i soldi dei loro stipendi. Sono beni e servizi che, sul piano contributivo e fiscale, non pesano per nessuno.